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La caduta della Credit Suisse – valutazione di Ernst Wolff
La rinomata banca svizzera Credit Suisse è in bancarotta e verrà acquistata dalla rivale UBS. Come si deve interpretare l'intera vicenda? E cosa c'entrano il Forum Economico Mondiale e BlackRock con questo accordo? Ecco la valutazione di Ernst Wolff, esperto finanziario e giornalista tedesco indipendente.[continua...]
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La rinomata banca svizzera Credit Suisse è in bancarotta e verrà acquistata dalla rivale UBS. Questo è uno dei titoli più scottanti dei media in questi giorni. Come si deve interpretare l'intera vicenda? Ecco la valutazione di Ernst Wolff, esperto finanziario e giornalista tedesco indipendente.
La caduta della Credit Suisse – valutazione di Ernst Wolff
A metà marzo la seconda più grande banca svizzera, la Credit Suisse, è stata sull'orlo dell'insolvenza. Dopo che i capitali dei clienti per 100 miliardi di franchi erano già stati prelevati nel quarto trimestre del 2022,
ulteriori numerosi altri investitori hanno perso fiducia nel primo trimestre del 2023. A causa dei crescenti deflussi, i costi di copertura per l'insolvenza delle obbligazioni della Credit Suisse sono aumentati notevolmente. Questo a sua volta ha fatto crollare il prezzo delle azioni, che già solo il 15 marzo è sceso fino al 31%.
Quando il grande azionista Saudi National Bank ha annunciato di non voler più versare denaro nella banca in crisi, si è prospettata una corsa agli sportelli. Ma questa doveva essere evitata a tutti i costi, perché la Credit Suisse è una delle circa 30 istituzioni finanziarie di importanza sistemica globale, il cui crollo potrebbe innescare un effetto domino nel settore bancario e rappresentare una minaccia esistenziale per il sistema finanziario globale.
Il 23 marzo 2023, la Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha effettuato questo salvataggio, concedendo alla Credit Suisse un credito di 50 miliardi di franchi svizzeri, preservandola così da un giuramento di fallimento. A quanto pare, però, la somma non è stata sufficiente per una stabilizzazione duratura, poiché dopo un breve rialzo, il prezzo delle azioni è sceso di nuovo quasi del 18%, solo un paio di giorni dopo.
Crescevano i segnali che i problemi fossero molto più grandi di quanto ammesso dalla dirigenza del Credit Suisse. Da un lato, si era diffusa la voce che BlackRock volesse acquisire la banca, subito smentita dal più grande gestore patrimoniale del mondo. Dall'altro lato, secondo varie segnalazioni, erano in atto trattative di acquisizione con la più grande banca svizzera UBS, che era stata a sua volta salvata dalla Banca Nazionale Svizzera con 54 miliardi di dollari nell'ottobre 2008.
Infatti, il 26 marzo 2023 l'UBS ha annunciato di poter acquisire immediatamente il Credit Suisse per circa 1 miliardo di franchi, pagando 0,25 franchi per azione, valutate 1,81 franchi due giorni prima. Il governo svizzero ha appoggiato la proposta della UBS e ha accettato di sospendere la legge che fissa un termine di 6 settimane per un'acquisizione di questo tipo.
Ma l'accordo è stato rifiutato dal Credit Suisse. A questo punto, apparentemente, rimaneva solo un'opzione: per evitare l'effetto domino, il governo svizzero avrebbe dovuto tirare il freno d'emergenza e nazionalizzare la banca. Ma non è stato necessario, perché UBS ha aumentato la sua offerta di acquisizione, offrendo 0,76 franchi per azione, ma in cambio ha ottenuto un impegno di credito fino a 100 miliardi di franchi dalla Banca Nazionale Svizzera.
Così la sera 26 marzo è stato ufficializzato: l'USB rileva la Credit Suisse, un concorrente che il venerdì prima aveva ancora un valore di borsa di 8 miliardi di franchi. Ma lo compra per un quarto di quel prezzo, ricevendo una garanzia di perdita di 9 miliardi di franchi dal governo e chiedendo anche un prestito fino a 100 miliardi di franchi garantito dalla Banca Nazionale Svizzera.
Poiché l'accordo è stato raggiunto senza gli azionisti di UBS e Credit Suisse e senza il Parlamento svizzero, ci si chiede: è possibile che l'intera vicenda sia stata una partita a poker tra insider? Una partita truccata da operatori finanziari che si conoscono tra di loro molto bene?
Uno sguardo alle relazioni personali dei partecipanti più importanti potrebbe aiutare a rispondere a questa domanda. Ad esempio, sia il CEO di Credit Suisse che quello di UBS fanno parte dei cosiddetti "Contributors" del Forum Economico Mondiale FEM. Entrambe le banche, a loro volta, fanno parte dei Partner strategici del FEM, che comprendono anche BlackRock.
Inoltre, anche il capo della Banca nazionale svizzera è un "Contributor" del FEM e il suo predecessore lavora ora come vicepresidente della BlackRock, il cui presidente Larry Fink fa parte del Consiglio del FEM insieme a Klaus Schwab dal 2019.
E non è finita qui. Come è stato annunciato il 26 marzo 2023, anche la Federal Reserve e la Banca centrale europea hanno dato il via libera all'accordo. Il consulente più importante delle due banche centrali è nientemeno che BlackRock.
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26.04.2023 | www.kla.tv/25891
La rinomata banca svizzera Credit Suisse è in bancarotta e verrà acquistata dalla rivale UBS. Questo è uno dei titoli più scottanti dei media in questi giorni. Come si deve interpretare l'intera vicenda? Ecco la valutazione di Ernst Wolff, esperto finanziario e giornalista tedesco indipendente. La caduta della Credit Suisse – valutazione di Ernst Wolff A metà marzo la seconda più grande banca svizzera, la Credit Suisse, è stata sull'orlo dell'insolvenza. Dopo che i capitali dei clienti per 100 miliardi di franchi erano già stati prelevati nel quarto trimestre del 2022, ulteriori numerosi altri investitori hanno perso fiducia nel primo trimestre del 2023. A causa dei crescenti deflussi, i costi di copertura per l'insolvenza delle obbligazioni della Credit Suisse sono aumentati notevolmente. Questo a sua volta ha fatto crollare il prezzo delle azioni, che già solo il 15 marzo è sceso fino al 31%. Quando il grande azionista Saudi National Bank ha annunciato di non voler più versare denaro nella banca in crisi, si è prospettata una corsa agli sportelli. Ma questa doveva essere evitata a tutti i costi, perché la Credit Suisse è una delle circa 30 istituzioni finanziarie di importanza sistemica globale, il cui crollo potrebbe innescare un effetto domino nel settore bancario e rappresentare una minaccia esistenziale per il sistema finanziario globale. Il 23 marzo 2023, la Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha effettuato questo salvataggio, concedendo alla Credit Suisse un credito di 50 miliardi di franchi svizzeri, preservandola così da un giuramento di fallimento. A quanto pare, però, la somma non è stata sufficiente per una stabilizzazione duratura, poiché dopo un breve rialzo, il prezzo delle azioni è sceso di nuovo quasi del 18%, solo un paio di giorni dopo. Crescevano i segnali che i problemi fossero molto più grandi di quanto ammesso dalla dirigenza del Credit Suisse. Da un lato, si era diffusa la voce che BlackRock volesse acquisire la banca, subito smentita dal più grande gestore patrimoniale del mondo. Dall'altro lato, secondo varie segnalazioni, erano in atto trattative di acquisizione con la più grande banca svizzera UBS, che era stata a sua volta salvata dalla Banca Nazionale Svizzera con 54 miliardi di dollari nell'ottobre 2008. Infatti, il 26 marzo 2023 l'UBS ha annunciato di poter acquisire immediatamente il Credit Suisse per circa 1 miliardo di franchi, pagando 0,25 franchi per azione, valutate 1,81 franchi due giorni prima. Il governo svizzero ha appoggiato la proposta della UBS e ha accettato di sospendere la legge che fissa un termine di 6 settimane per un'acquisizione di questo tipo. Ma l'accordo è stato rifiutato dal Credit Suisse. A questo punto, apparentemente, rimaneva solo un'opzione: per evitare l'effetto domino, il governo svizzero avrebbe dovuto tirare il freno d'emergenza e nazionalizzare la banca. Ma non è stato necessario, perché UBS ha aumentato la sua offerta di acquisizione, offrendo 0,76 franchi per azione, ma in cambio ha ottenuto un impegno di credito fino a 100 miliardi di franchi dalla Banca Nazionale Svizzera. Così la sera 26 marzo è stato ufficializzato: l'USB rileva la Credit Suisse, un concorrente che il venerdì prima aveva ancora un valore di borsa di 8 miliardi di franchi. Ma lo compra per un quarto di quel prezzo, ricevendo una garanzia di perdita di 9 miliardi di franchi dal governo e chiedendo anche un prestito fino a 100 miliardi di franchi garantito dalla Banca Nazionale Svizzera. Poiché l'accordo è stato raggiunto senza gli azionisti di UBS e Credit Suisse e senza il Parlamento svizzero, ci si chiede: è possibile che l'intera vicenda sia stata una partita a poker tra insider? Una partita truccata da operatori finanziari che si conoscono tra di loro molto bene? Uno sguardo alle relazioni personali dei partecipanti più importanti potrebbe aiutare a rispondere a questa domanda. Ad esempio, sia il CEO di Credit Suisse che quello di UBS fanno parte dei cosiddetti "Contributors" del Forum Economico Mondiale FEM. Entrambe le banche, a loro volta, fanno parte dei Partner strategici del FEM, che comprendono anche BlackRock. Inoltre, anche il capo della Banca nazionale svizzera è un "Contributor" del FEM e il suo predecessore lavora ora come vicepresidente della BlackRock, il cui presidente Larry Fink fa parte del Consiglio del FEM insieme a Klaus Schwab dal 2019. E non è finita qui. Come è stato annunciato il 26 marzo 2023, anche la Federal Reserve e la Banca centrale europea hanno dato il via libera all'accordo. Il consulente più importante delle due banche centrali è nientemeno che BlackRock.
di sak.
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